Home » Approfondimenti » Tich Nat Han » Meditazione del the
  []

  1. Con la tazza di tè tra le mani mantengo salda la consapevolezza. Mente e corpo dimorano nel momento presente.
  2. Con la tazza di tè tra le due mani, guardiamo il tè, guardiamo il colore, sentiamone il calore, cerchiamo di percepirne la consistenza liquida.
  3. Facciamo un primo sorso, trattenendo il tè per qualche secondo in bocca. Mandiamolo ai lati della lingua e sentiamo che effetto fa.
  4. Poi mandiamolo giù, seguiamo il tè con la presenza mentale man mano che scende.
  5. Sentiamo il percorso che fa nell’esofago. Di solito lo notiamo solo quando beviamo una bibita troppo calda o troppo fredda.
  6. Cogliamo il meccanismo raffinato della deglutizione e ringraziamo la nostra epiglottide che, in maniera automatica, moltissime volte al giorno, consente a cibo e liquidi di prendere la via non dei polmoni ma dello stomaco.
  7. Accompagniamo l’acqua giù fino allo stomaco.
  8. Sentiamo che il nostro corpo accoglie l’acqua con una sottile sensazione di riconoscimento: dal sapore, dalla consistenza, sento che questa bevanda fa bene, è buona per il mio organismo.
  9. Dopo il primo sorso saremmo portati a fare il secondo sorso. Noi invece possiamo fermarci un attimo e ascoltare le sensazioni e solo poi prendere il secondo sorso: questo è un esercizio che ci fa capire quanto tendiamo ad esseri schiavi dei bisogni.

 BISCOTTO

  1. Ora prendo il biscotto e mantengo salda la consapevolezza. Mente e corpo dimorano nel momento presente.
  2. Sentiamo la sensazione del suo peso e della sua consistenza, guardiamolo, annusiamolo, prendiamo atto che il biscotto è formato da ingredienti diversi.
  3. Mordiamo il biscotto, mandiamolo ai lati della lingua. Il gusto e molto più intenso di quando non mangi in consapevolezza. Mastichiamo con lentezza 15-20 volte o più, prendendo atto delle sensazioni. Del gusto del cibo. Possiamo cercare di distinguere i vari ingredienti.
  4. Mandando giù il biscotto, seguiamolo con la presenza mentale man mano che scende.
  5. Ascoltiamo la deglutizione e sentiamo il percorso che fa nell’esofago.
  6. Accompagniamo il biscotto fino allo stomaco.
  7. Sentiamo che il nostro corpo accoglie questo cibo con una sottile sensazione di riconoscimento.
  8. Dopo ogni morso possiamo rilassare le braccia, allontanando così il biscotto dalla bocca, fermarci un attimo, ascoltare le sensazioni, inclusa quella della voglia istintiva di mangiare subito tutto il biscotto.

Continuiamo a masticare e a bere ciascuno col proprio ritmo. Restiamo in ascolto di come il corpo riconosce che questo è bene, è una cosa accolta con una sensazione positiva.

(Rilassamento) Accompagniamo lo scendere dell’acqua e del cibo nell’esofago rilassando tutti i muscoli. Quindi possiamo lasciare andare giù le spalle, la mandibola, i muscoli addominali, continuiamo a sentire se continua la sensazione di soddisfazione, di calore, e quel sottile segnale del corpo che dice “si, va bene”.

Ora spostiamo lo sguardo più a fondo. Espandiamo il nostro livello di coscienza. Guardiamo  il contenuto della tazza o del cibo, che cosa vediamo? Terra, piante, pioggia, sole, nuvole, ma anche mani, donne, uomini… chi lo ha prodotto, preparato…Il frutto di molto duro lavoro e dell’intero universo.

  • Con l’ultimo sorso di tè facciamo tutto il percorso:
    • sensazione di caldo in bocca,
    • i lati della lingua,
    • il meccanismo della deglutizione.
  • Stiamo in ascolto un po’ più a lungo questa volta. Accompagniamo la percezione con il rilassamento, osserviamo ogni impulso a fare altro che nasce e rilassiamo tutto quanto, riposiamo la mente nell’ascolto della percezione del nostro corpo.
  • Ora sempre con due mani possiamo posare il contenitore. Appoggiamo la tazza tra le gambe cosi rilassiamo le braccia.

Durante la pratica, ci sono due momenti tra un sorso e l’altro o tra un biscotto e l’altro, in cui molti di noi sono stati catturati dall’impulso, automatico, a bere velocemente o mangiare un boccone dopo l’altro?

Alla fine: gatha della tazza vuota:

 “La tazza è vuota. Ho soddisfatto la mia fame. Sono determinato a vivere per il bene di tutti gli esseri”

  Spiegazione finale. Stimolo alla verbalizzazione degli allievi.

Noi abbiamo gli impulsi del cibo molto incontrollati e potenti. Questo esercizio di mangiare al rallentatore, consapevoli di tutto ciò che facciamo, li mette in luce.

Questo esercizio ci rivela anche un’altra cosa:

Mangiare e bere sono gesti semplici e soddisfacenti.  Più mettiamo autocontrollo e più introduciamo consapevolezza in quello che stiamo facendo, momento per momento.

Il fatto è che, quando cominci a fare attenzione a questo modo, il tuo rapporto con le cose cambia.

Vedi di più e vedi più a fondo. Cominci a cogliere un ordine intrinseco e collegamenti che finora ti sfuggivano.

Facendo attenzione, diventi letteralmente più sveglio.

E’ come risvegliarsi dall’abitudine di agire meccanicamente, inconsapevolmente.

Fare attenzione a quello che stai facendo momento per momento è l’essenza della pratica di consapevolezza. Questo ci rende liberi dalla sofferenza che viene trasformata in benessere.