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I Tarahumara – “il popolo più gentile, più felice e più forte della terra” – sono i più grandi runner di tutti i tempi, capaci di correre decine di chilometri in condizioni estreme senza apparente fatica e senza subire infortuni

Christopher McDougall, giornalista, ex inviato di guerra e runner dilettante, in questo libro ci racconta il suo viaggio avventuroso sulle tracce di un popolo autoctono messicano che mostra delle caratteristiche molto particolari che finiranno per incuriosirlo a tal punto che gli dedicherà la maggior tempo a venire.

Si tratta del popolo dei Tarahumara o popolo corridore. Quello che nel mondo occidentale si conosce della loro vita é legato alla loro esistenza ferma per molti aspetti a 2000 anni fa e della loro grande capacità di corridori. Il nostro autore si avventura per le Barrancas del deserto della regione messicana del Chiuaua, tra caldo, sentieri ripidi e canyon vertiginosi per scoprire che questo popolo vive in caverne, ha come mezzo di locomozione esclusivamente le proprie gambe, che allena sin da tenera età in un gioco che consiste nel calciare una palla dall’inizio alla fine di un percorso lungo km. Tra queste persone non ci sono ricchi ma nemmeno poveri, chi ne ha bisogno viene aiutato. Altra caratteristica é quella di nutrirsi di semi, cereali e radici tipiche, coltivate da loro.

L’autore cerca d’incontrare un fantomatico personaggio di nome ‘Cavallo Blanco‘ che si narra vaghi per km in queste terre di nessuno, battute dai narcotrafficanti e fuori dal mondo, senza che nessuno sappia mai dove sia e con la capacità tipica dei Tahaumara di comparire e scomparire senza lasciar traccia alcuna.  Alla fine si scoprirà che si tratta di un uomo occidentale che dopo aver incontrato sul suo cammino la popolazione indigena dei Tarahumara ha mollato tutto ed è andato a vivere nella Sierra Madre messicana all’insegna della korima, la generosa cultura di vita degli indios basata sulla condivisione di ciò che è essenziale per vivere: un pasto, dell’acqua per dissetarsi, un tetto sopra la testa per dormire. Alla fine l’autore riesce a incontrare questo tipo che a sua volta ha un obiettivo che con l’aiuto del nostro autore giornalista potrebbe portare a termine.

Anni prima un certo Fisher, chiamato della tribù messicana il pescatore , tentò di coinvolgere in gare occidentali questi corridori placidi ma fenomenali. Diventerà mitologica la gara di Leadville del 1994 dove si presentò una delegazione di Tahaumara che dovette vedersela con una donna americana estremamente determinata che loro chiameranno la ‘bruja’, la strega. Dopo una gara epica vinse il loro uomo di punta che portò così il bottino a due vittorie su due. Ma il povero Fisher non riuscì a gestire l’inevitabile notorietà che stavano acquisendo i suoi affiliati, arrivando a perdere la loro fiducia.

Così si fa un salto di una dozzina d”anni fino al progetto che vive nella testa del ‘Caballo Blanco’ di organizzare una gara che coinvolga i migliori ultramatatoneti mondiali e questa gente da svolgersi nelle loro terre, tra caldo, narcos e kilometri di niente. Anche grazie al nostro autore giornalista, da una parte si allestisce una buona batteria di spericolati partecipanti, tra cui Scott Yurek, all’epoca il miglior specialista del genere. Con lui ovviamente si aggregheranno altri fenomeni senza testa. Tra i quali l’allenatore del nostro autore che nel frattempo ha voluto conoscere e sperimentare i segreti e lo stile di questa gente umile e saggia. Tra alimentazione e metodo di corsa anche lui si appresta a partecipare ad una epica gara di 80 km. Dall’altra ‘Caballo Blanco’ sfrutta la sua integrazione ormai decennale con la tribù locale per coinvolgere nella gara i migliori corridori Tahaumara, anche se all’ultimo non si sapeva se il Caballo Blanco fosse realmente riuscito a coinvolgerli. Alla fine ebbe luogo e vinse uno di loro davanti a Scott.

Il libro tra romanzo e trattato di corsa scorre via veloce tant’è che dopo aver tenuto il libro per 2 mesi senza leggerlo, l’ho ripreso in mano e terminato d’un fiato in 3 giorni. McDougall punteggia il suo racconto di aneddoti su grandi corridori del passato come Emil Zatopek o Roger Bannister, e di singolari scoperte, arricchite di consigli tecnici e dati scientifici, sul mondo delle ultramaratone. Ti lascia un’idea di fondo che il mondo noto e assodato della corsa in occidente disconosce la base del sapere ed é confinato a rimanere indietro: infatti non molti sanno che

  • la dieta ideale per un ultramaratoneta è quella vegetariana;
  • più le scarpe da running sono ammortizzate più sono pericolose;
  • il modo migliore di correre è indossare le scarpe peggiori;
  • i corridori raggiungono il picco della velocità a 27 anni, dopo di che comincia un lento ma inesorabile declino;