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Questa storia è un grande insegnamento per cercare di indirizzare la mente nei momenti in cui altrimenti saremmo portati a smarrirci, sentendo come doverosi e opportuni sentimenti come paura sociale, discriminazione e arroganza perdendo il necessario senso di responsabilità individuale.

Come non fare a non innamorarsi della storia di questo italo-americano, vissuto a cavallo tra l’800 e il ‘900 e grande sostenitore della comunità italiana che viveva in modo stentato e dannandosi per un lavoro sudicio e pericoloso nella città di San Francisco. Quando mi sono informato e ho capito come milioni (si stima 4) di italiani (soprattutto meridionali) hanno lasciato la madre Patria subito dopo l’unità (tra il 1870 e la prima guerra mondiale), è stato per me come uno shock.

Ecco la quadratura del cerchio: oggi c’è chi sventola al complotto musulmano per invadere l’europa, c’è chi ammazzerebbe tutti e chiuderebbe le frontiere. Ma io ho conoscuiuto parzialmente le comunità argentina, ecuadoregna e marocchina che si sono create nella mia città e devo dire che poco ci vedo di diverso da quello che so che hanno vissuto i nostri connazionali, quasi sicuramente in condizioni possibilmente più dure e proibitive. Almeno noi abbiamo il pronto soccorso.. Ignorando ciò che forse suo bisnonno o suo nonno ha fatto.

Giannini è un americano di origine italiane (ligure) . Nel 1904 apre quella che chiama Bank of  Italy e fin dal primo giorno si mette a collaborare soprattutto con la comunità italiana  della sua città. Gli immigrati italiani, provenienti soprattutto dal sud Italia eccellevano nella attività marittime e presto crearono una comunità piuttosto numerosa.

Ma nel 1906 ci fu una grande tragedia e a causa di un duro terremoto andarono in frantumi più di 50000 abitazioni private, soprattutto nel quartiere abitato dagli italiani. Dal giorno dopo questo zelante banchiere, che il giorno del terremoto fu pronto a tornare nella sua Banca e arraffare tutti i contanti possibili, è stato pronto a sedersi ad un tavolino e a elargire prestini anche a singoli lavoratori, non mancando però di verificare prima se avessero dei bei calli sulle mani, sintomo che con il duro lavoro a cui erano abituati avrebbero restituito il debito e nel contempo ripreso la quanto prima la vita normale. La cosa funzionò e la sua Banca iniziò a estendere la sua clientela anche al di fuori della comunità dei connazionali. Il suo coraggio fu premiato: gran parte della ricostruzione di San Francisco fu finanziata attraverso i suoi sportelli.

Con successivi cambi di nome e aperture di sedi prima in tutta la California e poi in altri stati, la sua Banca divenne la Bank of America,, tornata nel 2008 a essere la maggiore Banca del mondo. Il banchiere degli umili era ormai diventato il banchiere di tutti.

Sempre nel 1945 creò la Giannini Family Foundation con lo scopo di promuovere la ricerca medica.

Nel periodo bellico Amadeo Giannini incaricò il figlio Mario di occuparsi degli italiani confinati nei campi di concentramento e di adoperarsi al fine di evitare l’internamento di altri italo-americani. Subito dopo la fine della guerra volle che la banca partecipasse in prima persona alla ricostruzione dell’Italia per accelerare l’invio degli aiuti; visitando l’Italia aiutò con dei prestiti l’industria automobilistica FIAT.
Giannini e la sua banca in California hanno aiutato in maniera determinante le industrie cinematografiche e del vino a consolidarsi. Giannini finanziò i primi film di Walt Disney, Charlie Chaplin e Frank Capra, autori con cui strinse un forte legame di amicizia.

A San Francisco una piazza vicina alla Bank of America della città è intitolata a suo nome. Il servizio postale americano lo ha onorato con l’emissione nel 1973 di un francobollo con il suo ritratto. La rivista Time ha qualificato Giannini come uno dei “builders and titans” (costruttori e titani) del XX secolo. Nel 2004 il governo italiano lo ha onorato con una esibizione e cerimonia nel Parlamento per ricordare il centenario della fondazione dalla Bank of Italy.